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Domenica 15 Giugno 2014
di Alessandro Busani
Giorni di fuoco, non solo causa termometro rovente, per le famiglie italiane. Il giorno “clou” è il 16 giugno. Il Tax Day, in cui si dovrà pagare la tormentata e travagliata Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. E si dovrà anche versare la prima rata dell’Imu, l’imposta municipale sugli immobili che molti credono sia stata abolita ma che in realtà sopravvive per le seconde case. Si deve poi saldare il conto con il modello Unico con le sue decine di imposte: dall’Irpef, all’Ires, dalla cedolare ai contributi Inps ai balzelli per chi ha investito all’estero. Una selva di tariffe, sconti, minimi catastali e soglie, conditi con contrordini vari, che rischiano di far andare in tilt non solo i nostri conti, ma sono altresì capaci di mettere a dura prova anche la nostra memoria.
Perché, accanto ad un’imposizione fiscale che oltrepassa ogni limite comprensibile, ci si scontra con lungaggini e complicanze burocratiche di variopinta natura, che altro non fanno se non aumentarne i costi; e le more si moltiplicano. Non dimentichiamo, poi, che la nuova tassazione sugli immobili ha comportato un ginepraio capace di mischiare e complicare ulteriormente le carte in tavola. Questo, il delirante panorama presentato da Confartigianato sul rapporto tra Fisco e artigiani/ piccoli imprenditori.
Andando nel dettaglio, proprio a causa della burocrazia, nell’ultimo anno le Pmi hanno speso in oneri 30,9 miliardi (2 punti percentuali di Pil). In 6 anni (2008-2014) sono state approvate 629 norme, di cui 389 introducono oneri: “Quasi 2 norme fiscali su 3 aumentano i costi burocratici”. Che equivale a dire che negli ultimi 6 anni “il Fisco si è complicato con 1 nuova norma a settimana”. Ancora, per Confartigianato nel 2014 gli italiani pagheranno 25,7 miliardi di tasse in più rispetto alla media dell’Eurozona. Sono 420 euro le imposte pro capite in più, secondo l’Ufficio Studi. “Il gap Italia-Europa è l’effetto dell’aumento della pressione fiscale che nel 2014 raggiunge il 43,9% del Pil, ben 1,7 punti in più rispetto al 42,2% della media Ue”, continua Confartigianato. Il che significa che gli italiani versano 25 miliardi di tasse in più rispetto alla media Ue.
Non tocchiamo poi il tasto più dolente, il groviglio che tocca le nostre abitazioni con Imu/Tasi/Tari/Iuc sotto i riflettori. E’ proprio vero: nemmeno se avessimo il filo di Arianna riusciremmo a districarci…