GAZZETTA DI REGGIO
Venerdì 19 Dicembre 2014

Nelle paludi melmose e stagnanti della deflazione economica di casa nostra, è ormai assunto inopinabile che le aziende debbano evolversi e crescere per avere risorse sufficienti ad affrontare la complessità dei mercati e gli up & down che inevitabilmente caratterizzano il business dei tempi nostri. Quante volte ci siamo ritrovati a rammentarlo con vigore a noi stessi e ai nostri clienti e fornitori? Tuttavia, non solo la congiuntura economica sfavorevole, ma anche la globalizzazione dei mercati e l’evoluzione tecnologica dei processi aziendali impongono medesima e speculare riflessione ai professionisti di settore, che accompagnano l’Impresa in questa fase complessa di precari equilibri e instabili riassetti.
Abbiamo rivolto questi interrogativi al Dott. Alessandro Busani, 42 anni, commercialista reggiano con al suo attivo due studi di consulenza globale a Reggio e Correggio.
“Dott Busani cosa risponde a chi ritiene che la professione del commercialista abbia bisogno di un efficace e pronto restyling onde evitare di essere presto soppiantata dalle nuove tecnologie e in particolar modo dal cloud computing aziendale (ndr: insieme di tecnologie che, fruendo di risorse di elaborazione on-demand, consentono una sensibile riduzione dei costi) ?”
Negare questa affermazione sarebbe un grave errore. Abbiamo bisogno di rileggere la professione attraverso un nuovo modello, competitivo poiché evoluto. Non dobbiamo temere l’information technology bensì avanzare con questa. La globalizzazione ci impone un’apertura mentale e culturale verso i nuovi mercati; che si traduce in studio attento delle normative estere e ricerca di nuove partnership nei Paesi emergenti. Se vogliamo realmente continuare ad essere al fianco dell’imprenditore offrendogli un tangibile valore aggiunto non possiamo prescindere da questi dictat. Il nostro impegno è quello di evolverci verso modelli in grado di elevare la qualità del servizio.
“Se glielo proponessero, lei trasferirebbe i suoi sistemi gestionali in cloud?”
Entrambi i miei studi sono attualmente in cloud. Con grande soddisfazione mia e dei miei collaboratori. Maggiore performance, flessibilità e minore burocrazia. Questo è il futuro; che ci offre nuove opportunità da cogliere per cavalcare questi cambiamenti e restare competitivi in uno scenario di equilibri assai instabili.
“Quali altre caratteristiche dovrebbe avere il commercialista “evoluto” dei nostri tempi?”
Il mix & match, inteso, personalmente, come capacità di scambiare competenze, attitudini, contatti. Non dobbiamo isolarci. Non rischiamo di seccare il nostro giardinetto per aridità mentale. Da sempre, per indole genetica, sono portato sperimentare percorsi complementari e paralleli alla mia professione. Ho studiato all’estero svariati anni e lavorato in una multinazionale a Milano prima di scegliere questa professione. In entrambi gli studi abbiamo partnership attive con professionisti di altri settori per offrire al Cliente un servizio che lo abbracci tour court, che lo assista non solo nella mera stesura di bilancio. Ultimamente poi, alcune sfidanti opportunità oltreoceano ci hanno permesso di confrontare e scambiare le reciproche competenze, offrendo allo Studio nuovi stimoli professionali. E non dimentichiamo la formazione d’impresa. Non sottovalutiamo il peso di un altro tipo di bilancio. Quello delle competenze della propria azienda non è esercizio da poco. Ci vuole molta obiettività e la capacità di guardarsi allo specchio con sincerità. E’ necessario essere umili senza però soffrire di complessi di inferiorità. E’ importante osservare gli altri per conoscere, nelle differenze, se stessi e la propria impresa. In questo ambito il nostro Studio ha avviato da tempo percorsi di affiancamento agli imprenditori attraverso moduli ad hoc, personalizzati in base alle esigenze aziendali.
“Il 2008 è stato lo spartiacque che ha mostrato la debolezza di un sistema economico al collasso. Da quella data in poi nulla è stato più come prima. Tutti a parlare di crisi e a ricercare formule magiche per uscirne. Per poi invocare a più riprese una crescita, che stenta a palesarsi. Da professionista di settore, qual è la sua personale visione sullo scenario che prospettano i media?”
Diciamocelo francamente, a furia di invocarla si è creato quel clima di malsana attesa che paralizza ogni attività ed ogni sensato ragionamento. Si parla quotidianamente di deflazione. Da temere ancor più dell’inflazione. Perché un costante calo del prezzo d’acquisto farà anche la felicità del consumatore ma rischia di innescare un circolo vizioso in cui, diminuendo il guadagno dell’impresa, si lima di conseguenza anche la sua liquidità. Al contempo, la diminuzione di capitali aziendali riduce la produzione e influisce sulle nuove assunzioni. E’ evidente come il passo verso un incremento della disoccupazione e il minor circolo di denaro nel Paese sia breve, anzi brevissimo. Ma questa continua evocazione della “crescita” non fa altro che aumentare la demagogia e l’impazienza. L’imprenditore è custode della cultura d’impresa. E’ un momento delicato, di passaggio. Forti dell’esperienza passata, e degli errori commessi, bisogna tuttavia essere coraggiosi, innovare, rompere gli schemi. Perché, oggi, il rischio è non assumersi rischi. Lo stand by in attesa dell’auspicata crescita è il vero killer della nostra economia.