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Sabato 11 ottobre 2014
Reggio Emilia
di ALESSANDRA FERRETTI
L’embargo imposto dalla Russia non sta nuocendo soltanto alle aziende esportatrici dirette, ma anche a tutto il loro indotto.
Ne sa qualcosa Alessandro Busani, commercialista e titolare dello studio Busani a Reggio Emilia, attivo anche nel campo Mergers and acquisitions (M&A, fusioni e acquisizioni) e scelto da un’importante multinazionale russa che voleva «fare shopping» in Italia.
Dopo un lavoro intensivo di tre mesi al progetto, quando ancora nel mondo non si aveva la minima idea di un possibile embargo, Busani ricevette una mail con il seguente messaggio: «Per ora sospendiamo le ricerche di un possibile venditore a causa dei cattivi rapporti tra Federazione russa e Unione europea aventi per oggetto l’Ucraina».
Come è andata esattamente? Ce lo spiega Busani: «Nell’aprile scorso siamo stati contattati da questa multinazionale attiva nel campo della moda e della cosmesi. Ci dissero che avrebbero voluto acquisire una o più aziende del proprio settore di riferimento nel nostro Paese per ampliare la gamma dell’offerta. Si trattava di un gruppo presente in quasi tutto il mondo e, da quanto abbiamo saputo successivamente, molto legato all’establishment governativo di Mosca».
Prosegue poi Busani: «Impiegammo tre mesi di lavoro, dedicandoli a targettizzare il cliente, vale a dire a capire cosa gli servisse, quali caratteristiche dovesse avere il produttore italiano, quale fosse il mercato di riferimento, che tipo di acquisizione volesse fare e così via. Quindi, prendemmo contatti con alcune aziende del nord Italia che ritenevamo interessanti per il nostro cliente. Una mattina, a inizio luglio, quando ancora non si aveva sentore di blocchi commerciali, come un fulmine a ciel sereno, arrivò una mail in cui si chiedeva di sospendere le ricerche».
Ovviamente lo Studio Busani non ha ricevuto un solo euro per il servizio svolto, nonostante i tre mesi di lavoro.
«Il risvolto economico di questo embargo», continua Busani, «non riguarda solo le aziende che fanno esportazione diretta del proprio prodotto verso la Russia. Esiste tutto un indotto che riceve danni in egual misura. Nella fattispecie, il terziario avanzato e gli intermediari del sistema come, ad esempio, gli studi di M&A».
«Il mercato italiano», prosegue Busani, «fatto in gran parte di piccole e medie realtà sta vedendo sfumare possibili occasioni di cessione di aziende che hanno necessità di trovare un acquirente diverso da quello attuale. Come è accaduto alle società che avevamo individuato per la multinazionale russa: ad essa è al momento impossibile entrare in contesti più ampi, così come in un Paese, la Russia, che finanziariamente è già molto forte e lo sarà ancora di più nel futuro».