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Domenica 3 Maggio 2015
di Alessandro Busani

Tra gli strilli di chi lo legge come un mostro rapace che risucchia solo risorse ed energie al territorio, che lo vede torbido nel suo agire e sostenuto da eccellenti sponsors poco “sostenibili” per il suo obiettivo atavico, EXPO sta per tagliare il nastro e aprire le danze. Solo ai posteri l’ardua sentenza. Ma a noi, che tanto abbiamo letto, ascoltato e riflettuto sul maxi evento, qualche riflessione ci è data di fare, nei prati di casa nostra. Renzi parla di Expo come occasione di crescita, di sviluppo economico, nata per dare nuovo impulso all’eccellente ed orgoglioso made in Italy. Una prospettiva “alata” quella del Premier, che a fatica si vedere riflessa, in concreto, nel nostro locale. Perché, per spiccare il volo, mancano le ali. Non è mai produttivo dare giudizi, puntare il dito contro istituzioni, associazioni, categorie, ma se non iniziamo a cambiare la traiettoria, rischiamo davvero di restare a terra. S’intravedevano prospettive, azioni tangibili, progetti papabili. C’erano possibilità, opportunità, valore. Nelle premesse. Cosa è accaduto a tutto questo humus? Ha spiccato il volo per altri lidi? Era un vorrei ma non posso? Come la MedioPadana, vanto e orgoglio dei campi di casa nostra. A proposito di voli, ho pagato caro, qualche mese fa, il fatto di essermi dimenticato di indossare le “ali” per arrivarci. Da profano, sono “atterrato” con l’auto in loco e ho constatato con mia somma delusione che l’unico parcheggio disponibile era una rude carraia. Rientrando poi la sera tarda da Milano, la ritroverò bloccata da un camion in sosta per il meritato riposo e col gradito autografo della polizia municipale sul vetro. Mea culpa, la prossima volta: auto in garage e RedBull in pancia. Ma come possiamo pensare di cogliere un’occasione irripetibile (almeno per la mia generazione) come EXPO, senza un progetto e una comunicazione che siano degni dell’Evento? Come possiamo pensare di essere attraenti, noi reggiani, con una proposta in paniere che non riesce nemmeno a muovere la curiosità del giovane e attento popolo del web? Peggio ancora: tutto questo a chi è rivolto? Siamo sicuri di essere riusciti a far passare il messaggio, il concetto, l’espressione, l’obiettivo che EXPO Reggio avrebbe dovuto trasmettere alla cittadinanza in primis, rendendola protagonista? Se la cittadinanza non è partecipe, EXPO non esiste. Questo rapidissimo e munifico treno rischia di passare come un fulmine sotto i nostri occhi ora attoniti, ma domani pieni di rabbia e delusione per quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto. Per quello che si è fatto e non si doveva fare. Per non essere stati capaci di osare, anche solo un po’. Sarebbe stato così difficile provare a spiccare il volo?