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Martedì 19 Febbraio 2013
Economia edizione di Reggio Emilia e Modena

 

L’inversione di rotta del Dipartimento delle Finanze.
In uno scenario politico pre-elettorale focalizzato nel promettere riduzioni, eliminazioni e rimborsi, il 2013 apre le danze prevedendo un aumento IMU per le imprese, causato dall’abolizione degli sconti applicati dai singoli Comuni. Nella fattispecie, la legge di Stabilità 2013 prevede che il gettito IMU da immobili ad uso produttivo del gruppo catastale D vada interamente allo Stato, con aliquota allo 0,76%. I Comuni possono alzarla di tre punti ma non abbassarla, perché su questi immobili hanno rigidi parametri, avendo la possibilità di portare l’aliquota fino all’1,06%, ma non di abbassarla, cosa che invece era previsto dalle regole IMU applicate nel 2012 (sconto massimo consentito: aliquota 0,46%) . Da ciò deriva che per gli immobili di impresa come magazzini e opifici, l’IMU 2013 sarà più alta in quei Comuni in cui erano state previste agevolazioni, mentre rimane teoricamente invariata la tassa su negozi, laboratori, uffici e studi professionali. Sono contestualmente state inviate, dal Dipartimento delle Finanze, le comunicazioni ai Comuni che avevano impiegato delibere con trattamenti agevolati per tali categorie di immobili, imponendo loro la correzione delle stesse e l’eliminazione degli sconti. Ma i reali dubbi non sorgono sull’interpretazione ministeriale, bensì negli emendamenti alla legge di stabilità che il Parlamento ha approvato proprio per garantire una parte dell’Imu ai Comuni. La legge, infatti, ha distribuito ai sindaci tutto il gettito riguardante abitazioni e negozi ma, per rigenerare i conti dello Stato, ha stabilito di devolvere all’Erario l’intero gettito proveniente dai capannoni e, più in generale, degli “immobili a uso produttivo” accatastati in categoria D. Alla luce di ciò, non si comprende quanto consapevolmente, si sia creata una vera e propria inversione di tendenza rispetto alle regole del 2012. Perché proprio agli immobili delle imprese, queste regole, permettevano di abbassare il limite minimo del 4,6 per mille, arrivando al 4 per mille. Il nuovo meccanismo, che non consente sconti, praticamente costringerà i sindaci a sottoscrivere l’incremento del 3 per mille soprattutto nei Comuni in cui i capannoni rappresentano un segmento fondamentale della base imponibile proprio perché l’assegnazione di tutto il 7,6 per mille allo Stato rischia di ridurre troppo il gettito. Una sagace riflessione sul tema ce la pone il Dr Alessandro Busani, commercialista con al suo attivo due studi a Reggio Emilia e Correggio: “La legge di Stabilità, che contiene la norma sull’aggravio IMU per le imprese, è stata votata, nel dicembre scorso (parliamo di pochi mesi!), da tutte le forze che appoggiano la maggioranza (Pdl, Pd, centristi), e che proprio ora, durante l’attuale campagna elettorale, sono concentrati nel promuovere proposte che vanno dalla riduzione della tassa nel 2013 alla sua abolizione, al rimborso di quanto pagato nel 2012. Credo ci sia da aggiungere poco altro, si commenta da solo”. Un ultima chicca sempre sul tema IMU che ci riguarda direttamente: la città della Ghirlandina, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’economia, ha il primato in Regione per avere la tassa più salata battendo perfino Bologna. A Modena infatti si pagano 321 euro per la prima casa (21,4 milioni versati complessivamente) e 812 per la seconda abitazione. Noi reggiani siamo quelli che spendono meno, pagando in media 222 euro per la prima casa (13,2 milioni di introito) e 654 per la seconda (complessivamente versati 67,9 milioni). Infine a Bologna la media si attesta per la prima abitazione a 320 euro e a circa 1000 per la seconda.