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DOMENICA 15 MARZO 2015
Le procedure concorsuali sono spesso additate da professionisti e tecnici di settore quali idonei strumenti di “salvataggio” di un’impresa in stato di crisi. In realtà, rappresentano la chiara incapacità, a volte dell’imprenditore, a volte del professionista, di fare scelte strategiche nei giusti tempi. Se si fosse deciso per tempo di ristrutturare l’azienda in crisi, non si sarebbe arrivati al punto di avere necessità di utilizzare lo strumento del concordato preventivo. In quest’ottica, le procedure concorsuali, e in particolar modo il concordato, rappresentano il fallimento di imprenditore e consulenti, incapaci di prendere le corrette risoluzioni, seppur forti e a volte drastiche, a tempo debito. Il risultato di questa intempestività, purtroppo, lo pagheranno i fornitori, con un pesante effetto domino su quest’ultimi e su tutta l’economia sottesa. Infatti, dei pochi denari presenti nelle casse di una società in crisi, non beneficeranno certamente i fornitori, ai quali, sempre più spesso, rimangono solo le briciole. Dati alla mano, il Cerved mostra come un quinto delle pmi italiane attive del 2007 abbia avviato, tra l’inizio del 2008 e giugno 2014, una procedura concorsuale o è stata liquidata volontariamente dall’imprenditore. Entrando nel dettaglio, si contano nel periodo tra le pmi 13mila fallimenti, 5,5 mila procedure non fallimentari (il 3,6%, si tratta soprattutto di concordati preventivi) e 23 mila liquidazioni volontarie (il 15%). Consentitemi un’amara, consequenziale, constatazione che punta alla base del problema: non sussiste rapporto tra i problemi che si debbono affrontare ormai quotidianamente, causa di angustie senza fine, e i rimedi che si propongono. Le modifiche costituzionali riguardanti la forma di governo avranno pure, come si sostiene, una valenza economico-finanziaria, ma non si intravvedono utilità concrete immediate. I problemi più gravi sono urgenti e l’urgenza riguarda, in modo particolare, le imprese e l’occupazione. Entrambe, in particolare le prime, attendono l’approvazione di misure adeguate di sostegno. Ma attendono pure di uscire dalla crisi avvalendosi di ciò che caratterizza uno Stato in senso civile: una giustizia civile, appunto, che dovrebbe tutelare con equilibrio creditore e debitore. Non soltanto o quasi il debitore, che può trovare nella legge quel che gli consente di sopravvivere comunque o più a lungo del lecito, alle spalle del creditore. Per questo motivo, mi auguro in futuro di vedere sempre meno procedure concorsuali a favore di interventi di ristrutturazione stragiudiziali. Ma per arrivare a questo, c’è bisogno di una nuova cultura d’impresa da parte di tutti gli attori, che sia capace di associare le competenze tecniche al coraggio di prendere decisioni anche molto difficili nei giusti tempi. Perché ogni procedura concorsuale, in quest’ottica, non può che essere vista come una sconfitta.