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Domenica 8 Febbraio 2015
Intervista al Dott. Alessandro Busani
L’Impresa familiare costituisce il modello operativo che più rispecchia le caratteristiche della cultura imprenditoriale italiana: creatività, tenacia, grande dedizione e attenzione alla qualità e al futuro, non solo di breve termine. “Tutte le evidenze indicano il grande valore e le molte caratteristiche positive delle imprese familiari e, contemporaneamente, le numerose insidie alle quali sono esposte con il trascorrere del tempo.”
Una recente ricerca presentata all’Università Bocconi dall’Osservatorio Aub, su tutte le aziende familiari italiane con ricavi superiori a 50 milioni di euro, appare particolarmente interessante per delineare i futuri trend in cui si trovano o si troveranno coinvolte le imprese italiane e i professionisti che da sempre le accompagnano.
Bistrattate da più parti, tacciate di essere ostacolo allo sviluppo di un capitalismo maturo e di una grande industria nel nostro Paese, per l’indagine pare invece che siano proprio loro a resistere meglio alla crisi. E negli anni più difficili sono riuscite anche a creare occupazione (+5,7% tra il 2007 e il 2012). Ma per garantire la competitività dell’impresa è necessario pianificare per tempo e in modo strategico il passaggio di consegne tra l’imprenditore e l’erede, valutandone con attenzione i principali rischi e le potenziali opportunità.
“A prescindere dalle dimensioni, l’impresa italiana si trova oggi e sempre più si troverà in futuro a far fronte ad un investimento in cultura imprenditoriale senza precedenti. I Pater familias devono impegnarsi nel rilanciare la propria competitività pianificando per tempo la successione al vertice, bilanciando con estrema prudenza il dualismo di potere sotteso (realtà familiare versus realtà aziendale)”.
Perché le criticità del passaggio generazionale sono numerose. Dati alla mano, solo il 31% delle imprese familiari riesce a passare alla seconda generazione e solo il 15% alla terza generazione (dati Infocamere 2012), spesso con gravi problemi per quelle imprese che passano di mano. Una su tutte può essere la causa del tracollo definitivo dell’impresa di famiglia: “questo avviene quando l’imprenditore non accetta che un proprio familiare non sia portato per l’azienda; potrebbe essere sensato considerare un affiancamento con manager esterni capaci di indirizzare l’erede nella gestione dell’azienda fino alla sua piena maturità e consapevolezza del ruolo”.
Ma anche i consulenti e gli istituti di credito giocano un ruolo di rilievo in questi delicati equilibri al vertice: “Quando si tratta di aziende non troppo grandi, i consulenti, in sinergia con le banche, attente all’indebitamento dell’azienda, possono ideare in pool sistemi di finanziamento che non pregiudichino l’attività aziendale. Altresì, nelle piccole imprese, il commercialista può avere un ruolo rilevante nel pianificare per tempo il processo di successione e nel suggerire gli strumenti più opportuni anche grazie al rapporto di fiducia che mantiene con i principali membri della famiglia. Altresì, nelle piccole imprese, il commercialista può avere un ruolo rilevante nel pianificare per tempo il processo di successione e nel suggerire gli strumenti più opportuni anche grazie al rapporto di fiducia che mantiene con i principali membri della famiglia. Strumenti quali il trust, oppure i patti di famiglia, possono essere efficaci azioni che nelle mani di un professionista capace possono aiutare non poco le aziende, soprattutto nel tenere distinti il ruolo di socio da quello di manager. Perché c’è una condicio sine qua non per mantenere in salute l’impresa di famiglia: tenere sempre ben separati proprietà, management e le loro rispettive responsabilità.”