Il Resto del Carlino, 28 Novembre 2020

“Wishful thinking: fantastico per impulsi emozionali, deleterio per l’individuazione di una centratura strategica volta a governare i grandi processi”. Alessandro Busani, titolare dell’omonimo studio di Global Consulting con sede in Reggio Emilia, parte da questo enunciato, conscio di spiazzare. Alessandro Busani è così: tanto assicura risposte di livello per i propri clienti, tanto non allontana il calice agrodolce della valutazione, esercizio oneroso quando s’interpreta una fase economica recessiva.

Dunque… wishful cosa? “Non mi dica che non ha capito…”. Veramente no. “E’ il british del ‘pensiero illusorio’, un processo della ragione che predilige decisioni dettate da ciò che ci piace pensare, da ciò che ci appaga, da ciò che però non è nella realtà”.Bene, e a cosa riferisce questo pensiero illusorio? “All’approccio che, da troppe parti, vedo applicare all’odierno momento storico – spiega Busani – un frangente temporale che, così affrontato, rischia di generare conseguenze sempre più nocive per gli anni a venire”. Si riferisce all’espansione virale targata Covid-19? “Mi riferisco alla crisi dello scenario economico che questa emergenza sanitaria continua ad alimentare”. Ad esempio? “L’ultima indagine congiunturale di Unindustria Reggio Emilia parla chiaro: nonostante un lieve miglioramento, anche il III trimestre 2020 segna l’impatto negativo di pandemia e relative misure di contenimento sui comparti dell’economia provinciale: l’ulteriore lock down di questo mese determinerà un ulteriore colpo. Ancora: per le imprese metalmeccaniche reggiane le esportazioni nel 1°semestre sono diminuite del 19,5% rispetto allo stesso periodo del 2019, peggio del dato nazionale che si attesta al -15,3%. Se non bastasse, nel report datato 7 novembre scorso, la Cgia di Mestreha stimato che, da un valore aggiunto pro-capite di 31.900 euro del 2019, l’Emilia Romagna scivola ai 28.671 di quest’anno: perdita in valore assoluto, 3.229 euro, ovvero -10,1%. Così, il Pildell’Emilia Romagna passa dai 158.612mln di euro del 2019 ai 142.953mln di quest’anno: perdita in valore assoluto 15.660mln euro (-9,9%) e retrocessione ai livelli di 20 anni fa. Può bastare?”.D’accordo, ma da parte dell’esecutivo si stanno attivando diverse misure di tutela economica. “Non c’è dubbio – ribatte Busani – se si riferisce alle formule assistenzialistiche annunciate…”. Dalla sua risposta, non sembra soddisfatto. “Primo, seppur concepibili, mi appaiono irrisorie per chi svolge realmente attività produttive. Secondo, hanno il solito difetto di impostazione, tutto italiano: quello dei micro-finanziamenti a pioggia. Terzo, presentano tempistiche aleatorie, senza alleviare il nodo scorsoio della liquidità immediata”. Può meglio specificare le ragioni di queste valutazioni? “Certo – afferma Busani – basti dire, per chi non lo sa, che la Regione Emilia-Romagna sta chiedendo al Governo di attivarsi perché l’Europa ammorbidisca le nuove regole sul credito”. Ovvero? “Presto entreranno in vigore i nuovi parametri di default, secondo cui dall’inizio di gennaio diventeranno inadempienti verso le banche imprese e privati che presenteranno arretrati di pagamento per oltre 90 giorni, rispettivamente a partire da 500 e da 100 euro. Ebbene, in Emilia-Romagna le imprese registrate superano le 450mila. Di queste, più del 50% opera con il sistema di liquidità a breve con il sistema bancario. Chiedo: il combinato disposto “nuovo regolamento-lockdown” costituirà unproblema serio o no?”. Indubbio, ma cosa ha innescato questo cambiamento? “Trattasi di nuove regole europee in materia di classificazione dei debitori in default; in questo scenario, un’autentica mina vagante per le Pmi”.

Ecco dunque tornare la valutazione “provocatoria” di Alessandro Busani. Ha iniziato alludendo al Wishful thinking per queste ragioni? “Faccia un po’ lei – risponde ironicamente il capo dellostudio di Global Consulting – dato che siamo al cospetto di una polverizzazione di provvedimenti legislativi che, alla fine, sembrano più illudere che supportare: la realtà, ripeto, è ben diversa da quel che ci piace immaginare nei nostri desideri”. In sostanza, non vede pianificazione e solidità di attuativa? “Dico che diventa incomprensibile l’alta densità di provvedimenti restrittivi, continuamente sovrapposti l’uno all’altro, spesso dai criteri fumosi e non di rado miopi rispetto alle realtà locali”. Si riferisce ai Dcpm? “Mi riferisco alla loro sovrapposizione, dinamica che perpetua incertezza e poca trasparenza, senza considerare che questo metodo rende vana ogni valutazione sui reali effetti di contenimento delle criticità pandemiche, quelle che a questo punto qualcuno forse ritiene accessorie”. Quelle economiche? “Naturalmente: qualcuno ha per caso capito se la ripresa ci sarà, in che modo, secondo quale strategia?”.

Alessandro Busani, però, sa che la logica della lamentela fine a se stessa è una scatola vuota. “Mi piace pensare a dinamiche realistiche e positive”, afferma. Per citarne alcune? “Tutto ciò che, a distanza di tempo, costituirà crescita ed opportunità di sviluppo. Per titoli direi: superamento dell’onanismo burocratico, sblocco della macchina della giustizia, stretta sulle dinamiche corruttive e usuraie, progettualità e realizzazione per nuove forme di formazione e ricerca. La recentissima inaugurazione del Terzo polo universitario reggiano va in questo senso, ad esempio: una nuova sede dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che ha trovato dimora in un palazzo completamente ristrutturato, quello dell’ex seminario arcivescovile”. Quindi, spazio per approdi futuri… “Spazio – conclude Busani – per progetti e pratiche finalizzate alla crescita. Come per un figlio, ovvero come per un investimento che si compie sui più giovani per generare gli anni futuri. Come per la tutela delle imprese, che non si declini in assistenzialismo, ma in logica di rapporto fattivo per uno sviluppo ed incremento comprovabili; a questo proposito aggiungerei, come per una particolare attenzione alle imprese femminili, ben 36.757 in Emilia Romagna”. Questione di genere? “Se vuole la chiami pure così. Per me, è soprattutto questione di Pil: c’è chi ritiene che se l’occupazione femminile toccasse il60%, il Pil italiano crescerebbe di 7 punti. Ebbene, anche si trattasse del 3,5%, io ci metterei la firma”. Pure lei contagiato dal Wishful thinking? “No, marchiato dalla volontà, abnegazione e forza delle imprese del nostro territorio: e questo, nonostante tutto”.