Il Resto del Carlino, 26 Febbraio 2021

Burocrazia/“E ora chi, e secondo quali regole di spesa, attuerà la governance del Pnrr?” Dopo Cipe e Cipess, la trovata del dicastero che gonfia filiere decisionali

“A questo punto, la domanda è una: chi, e secondo quali regole di spesa, attuerà la governance del Pnrr (Piano di ripresa e resilienza)?”. Tono sarcastico, inversione dei ruoli e l’intervistato che si fa la domanda. Nemmeno il tempo di obiettare, ecco la risposta: “Make a mountain out of a molehill”. Alessandro Busani, titolare dell’omonimo studio di Global Consulting con sede in Reggio Emilia, non sa recedere dall’istinto per la metafora. Di più; se gli si obietta di non aver compreso, rilancia: “Make a mountain out of a molehill: cioè, come fare di una collina di talpa una montagna”.

Sembra di capire si riferisca a quanti debbano prevedere, disporre e attuare le regole di spesa. “Certo – conferma – e alludo ai recenti avvenimenti da cui è sortito l’odierno assetto politico-istituzionale”. Bene, e perché la storia della montagna e della collina di talpa? “Perché per costruire l’equilibrio del nuovo esecutivo, esigenza anche condivisibile visto l’epidemica recessione della nostra economia, ci si è subito intrappolati in imbracature sterili, un masochismo algebrico per superare gli ostacoli”.  E cosa c’è di strano? “Che si è trattato di ostacoli mediocri, che non svettavano certo a quote apprezzabili”. Beh, detto da lei, appassionato di alta montagna… “Stia tranquillo, anche chi finisse in vertigine salendo su un marciapiede mi capirebbe”. Ne è convinto? “Senza dubbio, e il banco di prova è semplice: risolvere il quesito che ho posto all’inizio, una domanda che lascia insonni, almeno per chi tenga alla propria impresa e non viva di chiacchiere”. Proviamo a spiegarne le ragioni allora?

“Presto detto: la trovata di un dicastero della transizione ecologica. Una trovata saltata su per superare, appunto, una collina di talpa, non certo una montagna”. Mi scusi, non le sembra di essere irrispettoso verso chi ha formulato la richiesta? “No: anzi, il contrario. Per quanto non sia in linea con le intenzioni di chi ha invocato l’ennesimo ministero, è palese quanto la trovata non abbia sortito l’effetto desiderato. Poco importa, però: il danno sta nell’aver apposto una nuova sovrastruttura burocratica in cima al già nutrito castello di sovrastrutture burocratiche esistenti”. Dunque, per lei, la nascita di questo nuovo ministero non chiarisce la responsabilità di attuazione del Pnrr? “Non può chiarirlo – afferma Busani – e so che non sono l’unico a dirlo. Il nodo è più complesso e riguarda l’assegnazione delle risorse ad una somma di singoli progetti che, in questo caso, dovrebbero permettere la ripresa economica”. Perché il nodo è complesso? “Perché rappresenta il groviglio decisionale e attuativo di scelte politiche e del loro incrocio tra dicasteri diversi. Forse lei non rammenta che, storicamente, il consolidarsi del processo di Programmazione economica nel 1967 sfocia nell’istituzione del Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), presieduto dal capo dell’esecutivo. Mission del Comitato? Sostenere l’unificazione dei centri di coordinamento interministeriale con competenze di politica economica, stimolando i collegamenti tra attori economici, imprese pubbliche, dicasteri”. Un attimo: quindi il Cipe, da allora, ha funto da organismo di bilanciamento? “Sì e, per dirla in breve, gli è stata assegnata la competenza di armonizzare la politica economica nazionale con quelle degli altri paesi Ue”. Ed oggi? “Oggi il Cipe è un organo collegiale del governo, sostenuto da strutture tecniche qualificate. È centrale nelle scelte di programmazione ed attuazione degli investimenti pubblici, fino ad allocare le risorse finanziarie a programmi e progetti di sviluppo. Il Cipe, insomma, approva le iniziative di investimento pubblico ed assegna i finanziamenti comunitari”. Dunque, sta dicendo che esiste già un organo responsabile in questo senso? “In buona parte, sì. Quel che però è ancor più sorprendente è che, appena una manciata di mesi fa, il groviglio ‘tutto italiano’ ha dovuto far i conti con il programma Next Generation Eu”. In che senso fare i conti? “Si è dovuto prendere atto, cioè, del feroce scarto tra gli oliati ingranaggi della pianificazione comunitaria e quelli ingrippati di stampo italiano, complici governi bruciati con la velocità di un cerino, la sclerotica macchina burocratica e la sconfortante orticaria per una programmazione di medio-lungo termine”. E dove sarebbe la sorpresa? “Che, con legge, si è inteso intervenire sul raggio di azione tradizionale del Cipe, integrandone la portata con due SS”. Con due SS? “Sì. Il Cipe è divenuto Cipess, cioè Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile”. Con quali competenze, scusi? “Divenire organo decisionale, raccordo ed attuazione di una ripresa in chiave green, a partire da progetti ed interventi di investimento inseriti nel Pnrr. Ecco: una vera e propria cabina di regia per la transizione ecologica c’è già”.

Per riassumere. Lei afferma che un potere di tipo commissariale, esterno ai ministeri, e affidato ai responsabili di missione, è vigente da anni: ed è il Cipe. In chiave di un’evoluzione a tutela dell’ambiente, pochi mesi fa quest’ultimo è già stato trasformato in Cipess. Con l’odierno esecutivo si somma il ministero per la transizione ecologica. Beh, inizio a comprendere il suo sarcasmo iniziale. “E’ lei che lo definisce tale. A me pare solo realismo. Il sottoscritto, come tanti cittadini, la mia società, come molte imprese, abbiamo salutato positivamente la possibilità di un nuovo punto di partenza. Vedendo moltiplicare burocrazia a burocrazia, ritengo però del tutto lecito non poter far finta di niente. Secondo uno studio di Unioncamere, l’economia della mia regione ha chiuso il 2020 mettendo in conto una contrazione del Pil superiore al 9%. Nei cinque anni precedenti, l’Emilia Romagna era ai vertici nazionali per crescita, sviluppo, occupazione. I dati parlano chiaro; come è limpido che una collinetta di una talpa, scambiata per montagna, non valga un nuovo ministero”. Scusi Busani: ciò detto, ma qual è la risposta alla sua domanda? “Quella la trovi lei. Non fa il giornalista? Quel che io so e che – come ripete il vicepresidente esecutivo della Commissione europea e Commissario europeo per il Commercio, Valdis Dombrovskis – i prestiti del Recovery fund contribuiscono alla crescita del debito: conoscerne gli artefici, è il minimo sindacale”.