Il Resto del Carlino Economia

30 Aprile 2017

PMI e il coraggio di innovare.

In un tumultuoso quanto fortunato periodo di intenso lavoro ho avuto modo di confrontarmi in maniera più profonda con collaboratori, Clienti e professionisti di settore. E, come spesso accade in questi momenti di fermento emotivo, quando la struttura è stressata, quasi drogata di lavoro, le interazioni e il dialogo che si vengono a creare offrono nuovi ed inattesi spunti capaci di far emergere criticità da correggere e nuove chances da cogliere. Tra una interessante quanto gratificante proposta di fusione e collaborazioni sempre più proficue e di qualità con professionisti di settore, abbiamo avuto l’opportunità di confrontare il nostro work model con quello degli altri, come sempre rapportandolo a quello delle strutture amministrative delle Imprese Clienti. Questo vissuto ci ha imposto di avere uno sguardo critico verso noi stessi, specchiandoci negli altri e scrutando i nostri orizzonti di valutazione futura. La prima domanda che ci siamo rivolti è stata incentrata sul modo di innovare. O meglio di come innovare in futuro i flussi e la creazione di valore tra noi ed i Clienti e tra noi e gli altri professionisti con cui collaboriamo. Il mondo sta cambiando in maniera vorticosa. Da ogni parte si parla di innovare, dimenticandoci che non sempre tanta tecnologia si traduce in vera innovazione. Sul tema si sono già fatte troppe chiacchiere, ma ogni tanto è utile ritornare sull’argomento, soprattutto se si può aggiungere qualche riflessione critica in più. Le startup tanto celebrate nel loro ambiente e sostenute dalla politica e dalle grandi imprese sono per molti imprenditori tradizionali la bolla speculativa del momento storico in cui viviamo. C’è sicuramente una parte di vero ma così facendo perdiamo la straordinaria opportunità di confrontarci con nuovi modi di competere sul mercato ed in alcuni casi di riconfigurare il mercato stesso. Proviamo, noi professionisti e imprenditori, ad osservare con maggiore profondità questo mondo giovane, riconfigurando intuizioni, a volte acerbe, per farle nostre ed integrarle con l’esperienza maturata da chi fa impresa da anni. Non importa se non esistono case histories sul tema; creiamole noi per primi. L’elemento dirompente di vero cambiamento è il dato. Oggi anche le piccole imprese possono disporre di dati notevoli senza costi straordinari e con una relativa facilità di gestione. Diventa quindi una competenza determinante quella capace di identificare, gestire, analizzare i dati per creare valore nei processi di business. Competenza tanto più necessaria quanto più il mercato di riferimento risulta soggetto a cambiamenti rilevanti di mercato. Oggi possiamo disporre di dati forniti in tempo reale, contestuali e selezionati. Per portare un esempio concreto, uno dei miei Clienti ha da poco sviluppato una innovativa partnership di settore capace di offrire alle aziende una piattaforma per accedere ai dati generati sui social e sfruttare appieno il volume di interazioni, dati demografici e analisi degli argomenti trattati per costruire, assieme al cliente, un piano strutturato di concrete opportunità commerciali. Ma l’entusiasmo per l’innovativo strumento deve essere supportato anche dal coraggio nell’utilizzare questi nuovi sistemi. Perché l’utilizzo dei dati presuppone l’accettazione di eventuali errori, che potrebbero confermare direzioni non prese in passato o sempre rimandate per mancanza di tempo, perché potrebbero evidenziare le contraddizioni spesso insite nell’impresa familiare. Dove spesso risolvere problemi in azienda significa crearne in casa. Il tema è spesso oscurato per timore e mancanza di tempo, e invece si dovrebbe affrontare per definire percorsi di consapevolezza atti a supportare ed aiutare gli imprenditori a sentirsi meno soli davanti a sfide urgenti come queste. Bisogna imparare a confrontarsi, ascoltare ed osservare  con umiltà altri punti di vista, lasciarsi stupire per poi utilizzare quelle intuizioni che ci saranno utili a rinnovare la nostra proposta di prodotto/servizio, il nostro modo di essere sul mercato. La tecnologia fine a stessa non paga e non è sempre sinonimo di innovazione. L’innovazione è soprattutto implementazione organizzativa, introduzione di nuovi processi mirati a dare valore e sfruttare una tecnologia che altrimenti risulta posticcia e priva di significato concreto. L’innovazione è uno status mentale, è un obiettivo sfidante da vivere con coraggio e metodo.